on Quel luogo a me proibito

Collect Quel Luogo A Me Proibito Scripted By Elisa Ruotolo Depicted In Physical Book

on Quel luogo a me proibito

già visto, tutto già vissuto,
Mah.,LA RESPONSABILITÀ DEL DESIDERIO

Ero qualcosa di bianco, Vago alla pari di quel colore che a me sembrava la tinta del vuoto e dellassenza cromatica.
Come lui ero indefinita e indefinibile, la mia purezza in base a quanto mi era stato insegnato poteva coincidere solo con lo sgombero di ogni passione o desiderio.
E come lui ero invisibile,
Ora so che non esiste via più disperata di quella che vorrebbe condurti alla perfezione”,

Fa sempre piacere scoprire una nuova voce della narrativa italiana contemporanea degna di nota e la Ruotolo è una vera scrittrice, perchè scrive come si suol dire,“dannatamente bene”.

Si sente che è unautrice che sa muoversi con disinvoltura anche sul binario della poesia, perché “Quel luogo a me proibito” ha dei passaggi a tratti urticanti, graffianti, scomodi talmente son veri ed autentici privi di ogni forma di ipocrisia e se non fosse per quella sapienza delicata e sottile della scelta delle immagini e quel brevissimo e intenso lirismo di cui lei è capace, la storia in sè potrebbe essere facilmente liquidata come quella di una donna che si è autocastrata, per educazione ricevuta.

La voce narrante, senza nome, parla in prima persona, partendo dallorigine del male di famiglia, che lei chiama “vergogna” e che comincia con le vicende del nonno paterno e delle nonna materna.
Il primo aveva macchiato il suo stato di onorata vedovanza, portandosi in casa una povera donna senza carattere per poi conviverci in regime more uxorio, trattandola come uno straccio da buttare via dopo luso e la seconda invece, aveva cresciuto da sola, senza un uomo al suo fianco, la madre della protagonista, senza darle mai un briciolo di affetto: una madre e poi una nonna incapace di slanci verso la figlia e verso i nipoti, interessata unicamente a se stessa.

Questa è la tara di famiglia che lio narrante quasi si autoimpone di espiare, evitando di indugiare in qualsiasi forma di piacere o di divertimento, conducendo, sin da preadolescente unesistenza parallela a quella delle sue coetanee.

Le prime venti pagine sono storie di nonamore, di disaffezione che colpisce anche gli animali, vittime al pari dellio narrante: non cè un briciolo damore per niente e per nessuno.
Dura la legge della vita,
“Chi siamo veramente, la reale misura dellumano, non sono dati dal rapporto tra pari, È il riguardo per chi è più debole a qualificarci, Il nostro essere perbene è dimostrato dallo scrupolo con cui tocchiamo chi è diverso, svantaggiato oppure semplicemente nel bisogno.



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Neanche le parole servono, Allora lascio perdere e non le cerco, Mi fermo su un rigo qualsiasi, Che chiude e non conclude, Che non dà pace, né fine, La narrazione è poco coinvolgente, quasi che la frigidità, dalla quale è affetta la protagonista, si trasmetta alla scrittura della Ruotolo.

Lininterrotto flusso di coscienza manca di emozione, di palpitazione, anche nei passaggi più “intensi”,
Tutto suona abbastanza prevedibile e, a tratti, un po noioso,
Sul finale, il ribaltamento dei valori tra le protagoniste non riesce a sorprendere, come forse sarebbe stata intenzione dell'autrice.
Una scrittura intensa ed elegante, ci accompagna attraverso il racconto della vergogna, del corpo, della sessualità e del vissuto di una donna, una qualunque, senza nulla di straordinario da raccontare, solo esperienze comuni, ma raccontate attraverso il raffinato filtro dell'autrice.

Ci ho messo un'eternità, e non me lo sono goduto fino in fondo a causa della lettrice dell'audiolibro su Storytel Camilla Filippi che a mio parere non ha saputo interpretare al meglio questo libro consiglio proprio di leggerlo in formato cartceo, mi sa di quei libri da vivere, annusare e sottolineare.
Mi è più o meno piaciuto nella parte centrale, quando c'è l'incontro con Andrea e il desiderio della protagonista di provare a superare le proprie paure per vivere appieno la propria vita.

Il resto del libro per me è un grande no, soprattutto da quando Andrea propone .
Mi è sembrata un cosa esagerata, poco in linea con il contesto e con la situazione della protagonista.
Ad una persona così inibita mai e poi mai verrebbe in mente di proporre qualcosa di così estremo!
Da lì in poi il romanzo riprende ad essere noioso come nella prima parte.
Una sequela infinita di elucubrazioni mentali che si arrotolano su se stesse senza mai sbrogliarsi,
L'unico vantaggio di questo libro è la sua brevità, Ci sono degli eventi apparentemente innocui che se registrati durante l'infanzia, hanno poi delle ripercussioni sulla vita adulta.

Così è successo alla protagonista del romanzo, a cui la mentalità della "vergogna" inculcata sin da quando era bambina, pregiudica il suo vivere l'amore.

Il romanzo si snoda in tre parti: l'infanzia della protagonista, cresciuta alle porte di Napoli, caratterizzata dal disamore c'è poi l'incontro on Andrea, che prova a farsi spazio in quel dedalo di "non si fa", "non va bene".


“In verità, non siamo in grado di prevedere il peso di ogni singolo momento e in che modo saprà innestarsi sullavvenire: siamo sempre più disposti a credere che ogni evento sia un dettaglio senza seguito né traumi, ma è unillusione utile solo a tenerci tranquilli.
Chi uscirebbe più di casa sapendo che è vero il contrario Del resto, la vita non è che un incastro di insignificanze: traumi mescolati a inezie perché non diano spavento e si possa addirittura accoglierli con fiducia.


Ed è Andrea che aiuta la protagonista a vedersi come non si era vista mai, a scoprirsi per quella che è, aiutandola a mollare le redini:

“Per capire chi siamo veramente,” spiegò soffiando il fumo verso la feritoia e rallentando per concentrarsi su quello che diceva.
“Chi siamo quando abbiamo potere e quando smettiamo daverne quanto siamo disposti a donare allaltro, ma anche fin dove sappiamo spingerci nel controllo di un corpo che si fida.
A seconda della prospettiva, quella di chi viene legato o di chi lega, ognuno avrà le sue risposte.


L'ultima parte riguarda il dopo, in cui la protagonista si chiede quale sia la misura dell'amore, per scoprire poi che amore e paura non possono andare a braccetto.
Se c'è uno l'altra si assottiglia se la seconda ha la meglio sul primo, questo si dissolve, per lasciare posto alla perdita.


“La mia vita in fondo non era stata altro che questo: la storia di una grande paura.
Perché ne avevo avute tante da seguire, da quelle smisurate e serie a quelle sprecate, se troppo piccole per averci a che fare.
Ed erano come tante ferite indimostrabili, quasi incredibili per questo, forse, ancora più difficili da portare,
Perdere Andrea fu il peggior lutto della mia vita perché in me sintrattenevano in una pericolosa sosta tutte le età che ancora aspettavano di essere licenziate.
Lasciar andare è unarte, e io non lavevo imparata, ”

Un viaggio introspettivo in cui la protagonista conduce il lettore nelle terre in cui regna la difficoltà di amare e di lasciarsi amare.
Quanto tempo ci vuole a disimparare quel disamore che con tanta cura le era stato insegnato da bambina Si riesce a guarire da una simile malattia invisibile che rende l'anima buia e senza speranza
E può mai esistere un amore che dura Qual è la durata degli amori Sono tutti e solo innamoramenti

"Amore era questo: una vulnerabilità più grande.
A farne a meno saremmo più duraturi, ma noi non siamo fatti per durare, per questo ci innamoriamo.
"

La verità è che ci vuole coraggio per crescere, sì, Una grandissima prova di coraggio, per liberarsi dai gioghi che involontariamente ci sono stati inculcati da bambini.
Ci vuole coraggio per afferrare la vita a piene mani e viverla, radicati completamente nel momento presente.
Perché se c'è una cosa che bisogna imparare a lasciar andare è il rimorso di non aver saputo vivere:

“La verità è che non so come si chiudano gli amori quando non hai saputo viverli.
Se ci sia uno spazio preciso, magari nel ciarpame delle nostre infinite mutilazioni, a cui abbandonarli, Forse si fa silenzio e si resta solo immobili, a vederli andare,
Neanche le parole servono, Allora lascio perdere e
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non le cerco, Mi fermo su un rigo qualsiasi, Che non chiude e non conclude, Che non dà pace, né fine, ”

Traestelle, Quando a Napoli si incontrano personaggi femminili dicotomici come Nicla e la protagonista senza nome di questo romanzo, per me è impossibile non pensare ad Elena e Lila, solo che Elena e Lila sono ineguagliabili e tutto il resto mi sembra sempre un po'meno.

La scrittura di Elisa Ruotolo è fine anche nei passaggi più carnali, ma lo è al punto di restare fine a se stessa e introspezioni e racconti interiori della protagonista non mi hanno emozionata, non mi hanno incuriosita.

Ho trovato molte belle frasi da sottolineare che però già non ricordo più e nel passaggio dall'infanzia alla maturità della protagonista che non si abbandona alle passioni e alla vita ho come sentito anche io quello stesso laccio che non mi ha lasciato abbandonarmi alla storia in attesa di qualcosa che non avviene mai.
È vero, la scrittura è innegabilmente sublime, ma ho avuto, sin dalle prime pagine, l'impressione di aver già letto e sentito tutto.

Sarà il momento storico, ma questo libro mi ha sovrastato, quando avevo solo l'esigenza di respirare aria nuova e planare piano.
In un Meridione ben distante dai segni della modernità urbana, la protagonista cresce oppressa da un ambiente familiare in cui le condotte pubbliche e private sono spietatamente misurate sul terrore del giudizio sociale e sul rigore vincolante del dovere quotidiano.
Il nido protettivo diventa allora nodo difficile da sciogliere e da portare, Famiglia era questo: una messa in comune del privato, un difetto di autonomia, una continua chiamata in causa dell'altro, un sostenersi che diveniva peso.
A smentire il clima familiare, la figura della nonna materna, una donna vitale, attenta ai propri spazi di autonomia e libertà, un modello stigmatizzato dai genitori della ragazza ma di cui lei sente di aver ereditato il sangue ferino”, una sotterranea spinta a spezzare i legami per seguire i propri desideri.
Questa attrazione si incarna per lei, nell'infanzia ma soprattutto nell'adolescenza, in Nicla, una ragazzina libera e istintiva che non ha paura di andare con i ragazzi.
Paura che al contrario la protagonista non riesce a vincere se non nelle sue fantasie o nei libri, tanto che la ritroviamo adulta ma ancora inesperta di sé e degli uomini: la sua piccolezza assai simile a quella del bonsai, che frenato nella crescita con tagli e legature non è in grado di dare ombra né frutto.
Ha un lavoro e si è lasciata alle spalle il dialetto da cui proviene quando conosce un uomo che rappresenta il proibito, il desiderio: forse il nodo più difficile da affrontare: Avevo sempre pensato che per me tutto potesse risolversi nel chiuso di una stanza o negli affetti in cui ero nata, ma Andrea ora mi dimostrava che c'era anche altro.
Si tratta di fidarsi, ma quanto coraggio serve per assumersi la responsabilità del proprio piacere

IO L'HO TROVATO UN ROMANZO MERAVIGLIOSO, MI è LETTERALMENTE ESPLOSO DENTRO.

TROVATE LA RECENSIONE SU LALOCANDADEILIBRI, COM.