Fetch Femminili Singolari Articulated By Vera Gheno Visible In Copy

di interessarmi alla questione ero una di quelle persone che trovava cacofonici determinati femminili, Questo libro è un invito ad andare oltre la questione di pancia, per capire da un punto di vista squisitamente grammaticale come funzionano i femminili professionali e perché la "cacofonia" non è una caratteristica intrinseca della parola, ma il riflesso di una cultura che spesso tende a considerare più prestigioso il maschile.
Non è un'opera prescrittiva, non è proselitista, ma rifiuta e smonta tutte quelle spiegazioni pseudoscientifiche che circolano sul web "questa parola non esiste in italiano", "questo mestiere ha un nome preciso", etc.
L'unica cosa che, personalmente, ho trovato pesante è l'impostazione del saggio, che è strutturato come una rassegna di commenti presi dagli account social dell'autrice, Si tratta di messaggi che manifestano le varie forme di ostilità verso i femminili professionali e dai quali Vera Gheno parte per fare la sua analisi solo che alcuni sono così beceri, irritanti e intrisi di mansplaining che ti fanno passare la voglia di leggere.
Bella idea di scrittura con lo schwa, buone le premesse ma troppo ripetitivo e troppo pieno di post di twitter Interessante, ma la parte centrale l'ho trovata un po' pesante: avrei preferito un saggio più discorsivo e consequenziale e meno esempi di posts con relativa risposta dell'autrice.
"Architetta è brutto, sembra tetta"
"Ministra / minestra ahahaha"
Fantastico, le obiezioni si fermano a critiche da terza media

"I femminili suonano male, sono parole brutte"
Perché maestra, infermiera o cassiera non suonano male e ministra, ingegnera o assessora si
E poi, se vogliamo parlare di estetica delle parole, secondo me palcoscenico, otorinolaringoiatrica, melanzana e sarcofago andrebbero tolte dal dizionario.
Sono parole veramente brutte.

Un libro veramente meraviglioso, Forse, avendolo ascoltato, ho trovato un po' pesante la lettura dei messaggi dai social, In compenso ascoltare il mio primo libro con la ə è stato meno pesante del presvisto, Cattive abitudini che mi voglio togliere:

il "la" davanti ai cognomi e ai nomi delle donne
gli automatismi sui lavori che parlando mi salgono spontanei al maschile, anche quando il soggetto è donna
la rassegnazione a correggere chi mi chiama signora o signorina in ambito lavorativo.


La ritengo una lettura molto stimolante, per chi si interroga sui femminili professionali o sulla questione femminismo e linguistica, Vera Gheno, salita alle cronache per un attacco social abbastanza triste a cui tra l'altro l'Accademia della Crusca ha fatto sponda più o meno quanto volontariamente non si è capito quest'estate, porta avanti il discorso sulla declinazione al femminile dei sostantivi legati alle professioni "di prestigio" perché, come riporta molte volte, se maestra non è cacofonico perché dovrebbe esserlo ministra, visto che rispondono alla stessa regola linguistica

Penso leggerò anche i libri consigliati su come disinnescare le polemiche sui social o rispondere alle discussioni senza violenza verbale, malgrado anche i commenti che lei riporta chiamino a gran voce dei gran schiaffi, almeno digitali.
Interessante. Saggio molto interessante che discute la presenza dei femminili professionali nella lingua italiana: l'autrice espone in maniera chiara e documentata la sua condivisibile opinione, Io, non esperto di linguistica, partivo da una posizione di ignoranza totale sulla questione: adesso ne so un po' di più, e ringrazio Vera Gheno per questo.
Oltretutto seguirla sui social è un piacere, Consigliatissimo. Avete un parente/amico/conoscente che si ostina a dire che "l'italiano ha il maschile estensivo ed è giusto così" oppure che "l'italiano non si deve snaturare ammettendo femminili dove non ci sono, che avvocato deve restare avvocato e bla bla bla"
Benissimo: prendete questo libro, apritelo a qualsiasi pagina e sbatteteglielo in faccia.


Il saggio è davvero molto scorrevole, raccomandatissimo! "Succede che ciò che non viene nominato tende a essere meno visibile agli occhi delle persone, In questo senso, chiamare le donne che fanno un certo lavoro con un sostantivo femminile non è un semplice capriccio, ma il riconoscimento della loro esistenza.
E pazienza se ad alcuni le parole suonano male: ci si può abituare, Pazienza anche se molti pensano siano solo sciocche velleità: le questioni linguistiche non sono mai velleitarie, perché attraverso la lingua esprimiamo il nostro pensiero, " È stata una brutta lettura No, ma è stata pesante, Se avessi saputo la quantità di messaggi discriminatori, sessisti in cui mi sarei imbattuta, avrei rimandato la
lettura, Se c'è qualcosa che mi
manda psicologicamente in sovraccarico sono i commenti pregni di odio che i social sfornano quotidianamente, Sbattere in faccia questo libro a tutti quelli che: "ingegnera non si può sentire, orrore!"
Perché la salumiera come la chiami Salumiere Beh, ora c'è a disposizione di tuttx un prontuario con cui ribattere agevolmente alla disinformazione dilagante non è e non è mai stata una questione di "a", e senza rimetterci la salute.

Da sorbire tutto d'un fiato, “Il
Fetch Femminili Singolari Articulated By Vera Gheno Visible In Copy
femminile non sottolinea una differenza, ne è semplice conseguenza, ”

Saggio interessantissimo sulluso dei femminili singolari, in particolare professionali, e su quanto lutilizzo di parole come assessora, ministra, sindaca e via dicendo sia ancora bistrattato perché, e qui cito testualmente, si tratta di parole cacofoniche, brutte, che suonano male e bla bla bla.
Scorrevole e molto semplice da leggere, mette però ben in luce tutti gli aspetti che invece dovrebbero spingerci a far entrare queste parole nel nostro vocabolario giornaliero.


Vera Gheno scrive: “Le questioni linguistiche non sono mai velleitarie, perché attraverso la lingua esprimiamo il nostro pensiero, la nostra essenza stessa di esseri umani, ciò che siamo e ciò che vogliamo essere.
La lingua non è un accessorio dellumanità, ma il suo centro, Le parole vanno sapute usare nella maniera più precisa possibile, ”

E ancora: “La lingua non è chiacchiera: è il mezzo che noi, in quanto esseri umani, abbiamo per decodificare la realtà, Negare che sia collegata a questioni sociali e politiche sarebbe da veri sciocchi, La lingua vive della relazione continua con ciò che deve descrivere, ” Ergo qualche anno fa magari non avevamo bisogno di alcune parole, adesso ci servono, quindi perché non dovremmo usarle Perché secondo una contorta logica senza fondamento suonano male Ingegnera e assessora no, però salumiera, maestra, infermiera e quantaltro si.
La differenza dove sta

Ecco, questo breve saggio andrebbe tenuto sempre a portata di mano, Ogni volta che qualcuno vi dice “Ah perché dici sindaca invece di sindaco, suona malissimo!”, voi prendete il libro e glielo piazzate davanti al naso.
Vera Gheno smonta una per una tutte le teorie più strampalate sullutilizzo dei femminili singolari e lo fa con una professionalità e una pazienza che io, priva di pazienza dalla nascita, le invidio tantissimo e cercherò di imitare.
Sindaca, architetta, avvocata: cè chi ritiene intollerabile una declinazione al femminile di alcune professioni, E dietro a queste reazioni cè un mondo di parole, un mondo fatto di storia e di usi che riflette quel che pensiamo, come ci costruiamo.

Attraverso le innumerevoli esperienze avute sui social, personali e dellAccademia della Crusca, lautrice smonta, pezzo per pezzo, tutte le convinzioni linguistiche della comunità italiana, rintracciandone linclinazione irrimediabilmente maschilista.


Questo libro mostra in che modo una rideterminazione del femminile si possa pensare a partire dalle sue parole e da un uso consapevole di esse, vero primo passo per una pratica femminista.
Tutto con lironia che solo una sociallinguista può avere,

La verità è che i femminili sono comuni nelle professioni in cui le donne erano abituali, e meno comuni laddove le donne, fino a tempi recenti, erano una rarità.
Ha senso quindi mantenere distinzioni tra mestieri al femminile e mestieri al maschile E se fosse proprio questa una forma di discriminazione “Se faccio un mestiere figo, allora mi definisco al maschile.
Ma operaie, sarte, maestre, stagiste tranquillamente”, In libreria da un po', ma con la "rispolverata" della diatriba maschili/femminili professionali a Sanremo è stato quasi automatico prenderlo dallo scaffale, Gheno prende in considerazione le questioni sociolinguistiche legate alla tematica, esponendole in modo argomentato, chiaro e fornendo anche ottimi spunti per andare oltre le frasi fatte e i commenti "di pancia" da una parte e dall'altra sulla questione dei femminili professionali.
Consiglio di lettura per chi è già convinto che la lingua sia cosa viva, un prodotto culturale che influenza e nel contempo è influenzato dalla comunità dei suoi parlanti, ma anche e soprattutto per chi crede in una fantomatica purezza della lingua italiana che sta perdendo "la sua origine" in virtù di "nuove mode" e ha bisogno/voglia/curiosità di sentire un parere professionale in merito.
Vera Gheno affronta un tema complesso in maniera chiara e argomentando le posizioni linguistiche con la quel pizzico di ironia che ti impedisce di staccare gli occhi dal libro.
Mostrando i fattori linguistici del tema dei femminili di professione riesce a mostrare come il nostro linguaggio possa risultare davvero sessista nel modo in cui lo percepiamo.
Ciò che più mi ha tenuto attaccata alle pagine è stato il fatto che l'autrice riporti fedelmente episodi presi dalle pagine social per mostrare come la legge che governa argomenti che interessano tutti ma che non tutti conosciamo a livello di studio sia: chi urla più forte vince, anche se non ha sostenuto la sua tesi validamente.

Intrigante e appassionante come non ci aspetteremmo che possa essere un libro di sociolinguistica, versione Femminili Singolari

Un libro fenomenale, Gheno fa un lavoro spettacolare lavorando come "entomologa del web" cit, sua, dando basi solide, consigliando un metodo di lavoro e fornendo un kit antiscocciature e antiignoranti a prova di bomba, Più piratesse, difenditrici, pubbliche ministere e più ə! Che bello tornare ai libri di linguistica a undici anni dalla laurea, e che bello farlo con questo godibilissimo libro di Vera Gheno, che spiega concetti fondamentali come fossero elementari, con una serenità di vedute e di stile che riempie di ottimismo malgrado tutto ciò che di becero si legge sui Social.
Per me è stato, oltre ad essere educativo, un toccasana, Questo è uno di quei libri per cui, a leggere alcuni dei messaggi social riportati da Gheno, ti vergogni non poco ad avere un pisello tra le gambe.
Ché proprio ti viene dal cuore, quel rigurgito di disgusto, disagio e disperazione dato dall'appartenere al genere maschile,
È una sensazione scomoda, con cui tutti i femministi prima o poi devono fare i conti e che, sì, è una delle questioni basilari della necessaria rifondazione della tra virgolette molto calcate "mascolinità".

Sulla questione dei femminili singolari professionali mi interrogo da tempo, un po' per le mie convinzioni ideologiche, un po' per il lavoro che faccio unico uomo, il più delle volte, in un ufficio di bibliotecarie che hanno molte più competenze e titoli di me.
Nonostante ciò, ho rimandato per molto tempo la lettura di questo vademecum di Gheno,
A riguardo ho preferito muovermi in autonomia, indagare "sulla pelle" e non sulla carta, discutere e prendere qualche tante, ok cantonata, Poeta, per esempio. "Mi piace di più poetessa, per il femminile", Sì, ma alle poete piace più poeta e anche chi se ne frega di quello che pensi tu, che una poeta non lo sei, disse Claudia.
E Claudia aveva ragione.
Questo volume, quindi, arriva con un ritardo di due/tre anni, durante i quali mi sono impegnato attivamente per migliorare l'italiano che uso, per renderlo paritario e femminista.
Buona parte della trattazione mi è risultata superflua non ho mai neppure avvertito il problema dei nomi ambigenere terminanti in a, cosa che mi ha lasciato davvero molto perplesso dinnanzi agli indignati de "allora adesso usiamo anche farmacisto, macchinisto e pediatro", ma ho fatto tesoro di tutto il possibile, per ogni eventualità futura.
Ritengo comunque che, per un primo approccio alla questione, "Femminili singolari" evidenzi in modo chiaro le problematiche più stringenti e offra una ampia panoramica, pur con qualche difetto strutturale.

A volte ripetitivo e ridondante, dove avrei preferito che lo spazio per alcune di queste sottolineature venisse adoperato per altre criticità, chiude sulla questione del femminicidio e della narrazione che ne fa il giornalismo italiano.
È una questione, ovviamente, di straordinaria importanza, purtroppo ancora attualissima a distanza di tre anni dalla prima pubblicazione di questo saggio, ma che, obbiettivamente, mi pare in parte poco coerente con il resto della trattazione.
E, lo sottolineo, non "superflua", ma sacrificata,
Leggerei volentieri un altro volume di Gheno incentrato solo su questa tematica, ma, alla fine di "Femminili singolari", forse l'ho avvertita un po' estranea.
Soprattutto perché, per esempio, trova pochissimo spazio l'uso del maschile sovraesteso, che effettivamente non è "femminili singolari", ma che mi sembra più inerente al resto della trattazione e che personalmente mi dà moltissimi problemi come parlante e scrivente italiano.

Un cavillo su cui spesso mi tormento è questo: la donna ometto il nome per la privacy, e basta che al momento ricopre la carica di sindaco nella cittadina dove lavoro ha espressamente detto di preferire il maschile "sindaco", che per rispetto a lei dovrei utilizzare, preferendolo a "sindaca", che invece ho adottato per rispetto alla causa.
Che si fa in questi casi Quando mi rivolgo direttamente a lei uso il maschile e poi appena si volta e parlo di lei ad altri uso il femminile Piccolo dilemma etico Un'arma infallibile per chi, come me, spesso si mette a litigare su Facebook con sconosciuti sulle questioni di genere, in questo caso la declinazione delle professioni al femminile sindaca, la presidente, assessora, ministra.

"anche stronzio è cacofonico, ma non oer questo lo chiamiamo magnesio", A leggere tutti gli esempi raccolti in questo libro mi sono sentita sconfortata, più che rinfrancata, Gli esempi riportati, infatti, sono i più comuni e inflazionati tentativi di screditare qualsivoglia avanzamento di lingua verso unevoluzione più inclusiva, Frasi al limite dellirreale basti pensare a pediatro che comunque vengono usate continuamente come il prezzemolo, ripetute a macchinetta da orde di difensori della Vera Lingua Italiana, mortalmente preoccupati della sua eventuale evoluzione per colpa del fantomatico Politically Correct, che tanto dolore sta causando al mondo a detta loro, ndr.

Poi ho pensato che questo libro deve servire a ME, per prima, per continuare a smantellare la cultura di disparità in cui sono cresciuta e che faticosamente sto polverizzando insegnamento per insegnamento.
Deve essere MIO alleato per maturare i miei contrattacchi, le mie stoccate di risposta, il mio scudo allignoranza, E quindi eccomi qua, con una cartucciera di risposte per la prossima volta in cui mi troverò in un dialogo con questi argomenti e in cui potrò serenamente rispondere utilizzando le vere regole della lingua italiana.
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