Find Under The Frog Assembled By Tibor Fischer Distributed As Interactive EBook

finally finished this book after multiple stop and starts over the course of a year, Why all the ADD Fischer has a knack for throwing in a side reference or vignette in a heartbeat, expounding on that reference for a few pages or more, and then going back to the original topic at the last part of the chapter.
This makes for a temporally disjointed experience,

The story starts a few years before the Hungarian Revolution of ', then Fischer moves to backtracks to the past, and then returns to the present and then onward to the date of the Revolution.
The story follows a couple of main characters, Gyuri and Pataki, who are members of a national basketball team, following their travails at the end of and after World War II, through the rise of Communism, and up until crackdown of '.
The story intimately details Communist habits, work and personal, letting the reader feel the absurdity of this particular historical situation,

Much of the writing is grotesque, forcing the reader to smile a bit, and then feel guilty for thinking that the situation described is humorous.
The dark humor echoes a bit of what Kundera's or Hrabal's early Czech writing does for post'Czechoslovakia,

If you do start this book, make sure you read all the way to the end, The lastpages balances the firstand the book does not make much sense without a full read,

The most amazing part of the book is the author's command of language: at times convoluted and overly calculated, but mostly wry, humorous, satirical, witty, and original.
I've never quite read anything like this, and I look forward to reading it again, Jó kisos könyv ez, Bár lassan indul be, de a végére nagyon jó lesz, Igaziból inkább azes évek világát mutatja be egy kosárcsapat mindennapjain keresztül,ban amikor megjelent valószínűleg nagyobbat ütöttek a ma már szélesebb körben ismert sztorik, de azért most is érdemes elolvasni.
Nagyon jó a szerző stílusa, 'Under a frog's arse, down a coalmine' the Hungarian phrase denoting the absolute nadir, And even in that nation's long and fairly inglorious history the genius of Hungarian armies for getting wiped out is a frequent motif here, an apt description for the period this novel covers, from the bruising end of the Second World War up to freedom's brief flowering in.
The halfdespairing, halfoptimistic refrain "This can't go on much longer" is another running joke alas, it does, And it's always salutary, at a time when we're all getting quite justifiably pissed off with capitalism, to be reminded that yes, state communism somehow managed to be even worse more boring, more inhumane, more generally shitty.
Against the background of this absurdist dystopia, a gaggle of young men loosely linked by a works basketball team try their best to engage in the usual activities of young men "willying", getting one over on authority figures, and doing as little work as humanly possible.
It's somehow oddly gratifying to know that, even under the Soviet jackboot, schoolboys have exactly the same response to one of their number coming in with a briefcase rather than a bag.
I think I'll always prefer Fischer's subsequent couple of books, in which the same bleak wit was applied to increasingly bizarre situations, but this is still excellent work.
Ma dov'erano gli imperialisti americani E quelli britannici O magari quelli tedeschi Erano anni e anni che si sentivano promettere imperialisti, pensò Gyuri con rabbia.
A che gioco giocavano gli imperialisti Si era preparato la frase per accogliere gli invasori americani: "Come mai ci avete messo tutto 'sto tempo Venite, vi porto da qualche comunista interessante, che sarete certamente ansiosi di fucilare".

Quando sentì alla radio la notizia della morte di Stalin, Gyuri si stava lavando i capelli, A parte la sensazione di intenso benessere che lo pervase, la prima cosa che gli venne in mente fu se l'intero sistema sarebbe crollato prima che lui sostenesse l'esame di marxismoleninismo che doveva dare la settimana successiva.
Poteva contare sulla caduta del comunismo o doveva proprio mettersi a studiare Marx La seconda fu come meglio mancare di rispetto nei dieci minuti di silenzio decretati per il giorno seguente.
Quando in seguito vide al cinema il filmato sulla città di Budapest che rendeva omaggio alla memoria di Stalin interrompendo ogni attività, gli operai con la faccia scura immobili sul ciglio della strada, i ferrovieri con la faccia ancora più scura apprezzate il crescendo tragico della frase che facevano fischiare le locomotive, folle di persone vestite di nero che si accalcavano verso l'enorme statua di Stalin in piazza Hòsok, quando vide tutto ciò, Gyuri rimpianse di non essere riuscito a invitare una troupe di cameraman a casa sua perché immortalassero l'unica parte di lui che stava sull'attenti, infilata e sfilata ritmicamente dentro e fuori una sua ex ormai sposata, ma sempre disponibile a tuffi nel passato.


Bah, finisco di leggere un romanzo che parla dell'Europa dell'Est sotto il comunismo Chatwin: Utz, e il paese è la Cecoslovacchia e ne apro un altro che affonda a piene mani nello stesso argomento, nella stessa èra, solo che si svolge in Ungheria.
Ora: che cosa so io dell'argomento Un accidente e poco più, diciamolo, So quelle due o tre frasi che si trovavano nel libro di storia delle superiori: anzi, ora che ci penso, alla facoltà di Scienze Politiche della Cattolica, indirizzo storico, per qualche strano motivo l'argomento non veniva affrontato nemmeno di striscio: che
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abbia sbagliato io nella scelta dei libri facoltativi Che debba invece chiedere indietro i soldi E sì che non era quel che si dice un ateneo di sinistra.
. . Comunque a trentotto anni di scuse non ne ho proprio: se avessi voluto informarmi, a quest'ora avrei potuto benissimo farlo, e invece, mi scoccia ammetterlo, ma a parte qualche film "I sogni muoiono all'alba" di Montanelli, proprio sui carri armati a Budapest, o "Le vite degli altri", bellissimo, o ancora il recente "Racconti dell'età dell'oro", rumeno o qualche romanzo che sfiorava l'argomento, io sulla cortina di ferro non so un cazzo.

Come mai, mi chiedo Non sarà per caso che, come persona di sinistra, che non si è mai vergognata di essere di sinistra in Italia e una volta ha fatto addirittura tempo a votare Pci, l'argomento mi dà fastidio, mi scoccia affrontarlo, ammettere che per chi l'ha vissuto il comunismo non ha portato né pace né prosperità ma solo miseria, infelicità, grottesco, fame e persecuzioni

Non è giusto: per noi comunismo significava Resistenza, liberazione dal nazifascismo, la faccia onesta di di Berlinguer, significava più diritti per i lavoratori, più benessere per tutti, più giustizia.
Invece se andiamo a vedere le reazioni dentro il Pci alla rivolta d'Ungheria, scopriamo con raccapriccio che la linea dominante fu quella di Togliatti, anche se fa onore a molti essersene dissociati Ingrao o essere usciti dal partito più letterati che politici: Calvino, Silone, Vittorini, Sapegno.
. . in quell'occasione. Proprio per questo non posso che consigliare a chiunque sia di sinistra questo romanzo splendido, Che non si piange addosso, anzi tutto il contrario: il protagonista e i suoi amici si fanno un punto d'onore di ridere, sghignazzare anzi, di qualsiasi cosa accada a loro, alle loro famiglie, al loro paese: dalla seconda guerra mondiale agli arresti arbitrari, dalla fame alla burocrazia, dal servizio militare alle fabbriche dove tutti fingono di lavorare e si sopravvive solo leccando i piedi al potere, tutto è degno di una risata, di uno sberleffo, di una barzelletta: tutto pur di tenere alta la schiena, di non perdere la dignità, di non finire imbalsamati come i sottaceti di un'azzeccata metafora di metà romanzo su cosa vorrebbe uno Stato autoritario dai suoi cittadini apprezzate il tono omerico e schizofenicamente non dimenticatevi la nostalgia dei cetrioli che fa da fil rouge a Goodbye Lenin:
Lungo le pareti del negozio erano allineati enormi barattoli di cetriolini che spadroneggiavano di fronte a piccoli barattoli di conserva di albicocche.
Tutte le superfici libere della bottega erano occupate da barattoli riempiti fino all'orlo, . Era quello il genere di stagnazione organica, di stasi in bella vista, di obbedienza sottovetro che avrebbero voluto dai cittadini, immagazzinati nelle loro case come prodotti che non richiedono cure, impassibili di fronte alla lentezza della rete di distribuzione, docili su uno scaffale finché non c'è bisogno di loro.


Frantiani Sì, mi ricordano proprio Franti, questi giocatori di basket che pensano solo a scopare e fare scherzi, ma anche la compagnia di "Amici miei".
La tragedia non esce quasi mai dalle loro vite, è una donna di picche che appare, scompare e riappare in continuazione nelle vesti della morte, della galera, dell'ingiustizia, dell'ipocrisia di Stato, della burocrazia più idiota, sempre sommersa sotto il peso dello humour, uno humour nero, pesante, poco anglosassone ma efficacissimo e implacabile, che non risparmia nulla.


La risata come sola igiene mentale, che tace solo nelle ultime nerissime pagine, quando la copre il rombo dei carri armati sovietici e muore con il fucile in mano la ragazza di Gyuri, la bella e coraggiosa Jàdwiga, polacca che combatte per la libertà di un paese che non è neanche il suo, mentre lui, Gyuri, pensa solo alla fuga in Occidente e alla fine la metterà in atto.
Come del resto il suo amico, l'indimenticabile Pataki:
"Presto, le sigarette", diceva Pataki appena scorgeva Rònai in lontananza, e se ne accendeva due per sembrare il ritratto dello sportivo dissoluto.
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